Racconti in città/Il filo di Arianna

Il filo di Arianna

“…e allora verrà a te uno splendido cigno dalle piume dorate e ti donerà l’arcobaleno. I tuoi occhi ne vestiranno i colori e tutto si colmerà del tuo sguardo acceso”.
La mamma racconta.
Arianna divora i colori dell’arcobaleno con gli occhi di mamma. I suoi non altro conoscono che il colore del buio. Le parole di mamma bastano, tuttavia, ad accendere il buio di mille colori, anche se Arianna non sa che mamma non le ha detto il vero: nessun arcobaleno ha mai allietato la squallida vista delle grigie fronti scrostate dei palazzoni che delimitano il cortile interno, buio e spento come lo sguardo di Arianna, su cui si affaccia la finestra davanti alla quale siedono ogni giorno, l’adulta e la bambina, in attesa di un miracolo in cui la mamma ha smesso di credere. Non Arianna, che pure non sa cosa realmente siano, i colori, ma sa che verrà lo splendido cigno dalle piume dorate a donarle l’arcobaleno, e lo aspetta.
Che cosa sia un cigno: non sa esattamente neppure che cosa sia un cigno, ma egualmente lo aspetta.
Da un momento all’altro verrà e recherà luce al suo sguardo spento.
L’attesa non è poi così brutta. È ravvivata dalle parole di mamma.
Di tempo ne passa. Improvvisamente mamma non parla più.
Tacciono gli occhi di mamma, ma Arianna ne serba il sapore di zucchero caramellato e può continuare a sognare i colori dell’arcobaleno dal dolce sapore di fiore di acacia disciolto nel miele.
Può Arianna sognare i colori dell’arcobaleno, finché non verrà il cigno a recarglieli in dono. Leggero. Come leggero era il suono delle parole di mamma.
E intanto la chioma di Arianna assume riflessi di argento, lei ignara.
Le gambe non hanno la forza che avevano un tempo.
Le trema talora la voce: dettaglio superfluo. Non nuoce ad Arianna che vive in attesa dell’arcobaleno.
Poco a poco la invade una intensa stanchezza.
Esausta, Arianna, per muoversi ancora e parlare.
Vorrebbe dormire, ma il cigno dorato non è mai arrivato e Arianna ancora lo attende.
Ne attende dolcezza di sguardo e gaiezza di cuore.
E sarà più intensa la gioia che sgorga dal petto e tanto maggiore il diletto quanto più lunga e sofferta l’attesa.
Eppure le pesa sugli occhi una enorme stanchezza, al punto che Arianna vorrebbe dormire.
Le sfugge dagli occhi mai aperti un sorriso di gioia.
Arianna ormai sa di poter fare a meno del cigno dalle piume dorate.
Arianna che ormai si abbandona al sonno ristoratore lo sa che nel cuore possiede l’arcobaleno.
Ne possiede i colori. Si lascia sfiorare dai toni più accesi del rosso e del giallo. Si veste di indaco lieve e di arancio e le preme da dentro una gioia sfrenata che la lunga attesa ripaga.
È tempo di abbandonarsi al sonno profondo.
Profondo a tal punto che scioglie di colpo il fardello pesante della stanchezza.
Dal corpo di colpo le arretra degli anni trascorsi l’asprezza.
Arianna si sente leggera.
A tal punto leggera che Arianna comincia a volare.
In alto. Più in alto. A raggiungere l’arcobaleno.
Sciogliendo le tinte dell’anima ai sette, ormai mille colori.
Balena nel cielo un arco spiovente da mille colori baciato.
Il più acceso è il colore di Arianna.

Cinzia Micci
Roma

 

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