Racconti in città/Fine…

Fine…

 

Fine.. è la giusta parola da cui iniziare questo racconto.

Fine.. di un anno scolastico, di una convivenza quotidiana quasi obbligata, generata da una vicinanza di banco e di posto in un’aula scolastica.

Fine di un’abitudine allo stare insieme, a vedersi per gli studi, per parlare di sport, del proprio futuro, in piedi a fianco della vecchia fontanella posta al bordo del marciapiede, degli obiettivi, di argomenti futili o dei traguardi da raggiungere, della scelta di nuove strade della vita e di eventuali opportunità di studio o lavoro, fine di interminabili partite a calcio, di ginocchia sbucciate, di corse nei prati e dei primi balli in comitiva con gli amici in buie cantine di periferia.

Una storia nata in una grande città ove i palazzoni popolari erano l’ultimo avamposto di periferia lambiti dalla verde e sconfinata campagna romana.

Una o due linee tranviarie collegavano il quartiere al centro risalendo i lunghi viali ai cui lati sorgevano parchi pubblici intervallati ad austeri palazzi di stile umbertino.

Il traguardo finale era il piazzale della Stazione Termini e, lì vicino, Piazza Indipendenza dove sorgeva l’Istituto frequentato dai soggetti di questo racconto.

Quindi la fine degli esami, un ultimo saluto, la promessa di continuare a frequentarci e non perderci di vista; una stretta di mano, un abbraccio di incoraggiamento e commiato poi, girato l’angolo del palazzo della scuola, restare soli di fronte al futuro, all’ ampiezza di un nuovo mondo che si andava aprendo con il conoscere nuovi quartieri di questa città, altre persone con cui intrecciare relazioni, incrociare nuove strade, intrecciare nuove amicizie.

Il diploma, ultimo ed unico trofeo da esibire, che vola via mentre un refolo di ponentino, vento del tramonto, lo strapazza come un aquilone, una corsa sfrenata con risa chiassose per afferrarlo e con esso tenere in vita ancora una lunga amicizia che si sarebbe andata dissolvendo pian piano.

Fine di un’epoca coincidente con l’ingresso nel mondo del lavoro, scelte diverse per varie situazioni a volte totalmente differenti da quelle programmate o sognate, una carriera nel settore del credito, in quello militare o nell’ambito ecclesiastico, forse anche un vivere nel dolce far niente, continuando gli studi universitari dando svogliatamente pochi esami, mettere su famiglia, essere padre, essere nonno. E poi ?

E poi al termine del periodo di lavoro l’agognata pensione, il crepuscolo della vita, il venire della sera con i ricordi, i rimpianti, i successi e le sconfitte, guardare l’orologio della vita scandire lentamente le sue ore e con esse i giorni e gli anni.

Improvvisamente torna quel refolo di vento ponentino che fa volare in aria la locandina di uno spettacolo teatrale, l’annuncio di una commedia tenuta in un teatro di avanguardia, un nome conosciuto di uno degli interpreti che mi riporta a ricordi tenuti nascosti in qualche angolo remoto della mia mente; ricordi che tornano alla luce dopo essere stati per anni sotto la polvere del tempo.

Un turbine di pensieri , ricordi e sensazioni che si rincorrono nella mia mente come cavalli impazziti, che volteggiano nel mio animo come gabbiani sul mare in tempesta.

Il tempo scorre velocemente a ritroso, volti di amici lontani, episodi dimenticati, innocue scorrerie di studenti, battute innocenti e salaci, si alternano a ricordi di momenti difficili come una interrogazione andata mele, un compito in classe, un brutto voto, un amico da aiutare.

Ed allora un appuntamento davanti a quel vecchio Istituto, rivedere la piazza con i suoi alberi e le sue aiuole, sentire lontano ed ovattato l’eco lontano dei treni in transito alla vicina stazione ferroviaria quindi l’incontro, un abbraccio e trent’anni di lontananza e silenzio sono d’incanto spazzati via, i capelli radi o canuti sono lascito del tempo trascorso e qualche ruga che segna il volto ne marca il sorriso, le nostre voci con il timbro di persone mature che si sovrappongono l’un l’altra nel cercare di ricordare ogni singolo avvenimento del passato.

Sembra ieri la fine della scuola, la soddisfazione del diploma, il saluto in quell’angolo di strada ed allora ci si guarda increduli ci si accorge dei cambiamenti che non vogliamo accettare ripromettendoci di non perderci più di vista, la promessa di un nuovo incontro a breve termine, ma il cuore e la mente sanno che le strade della vita raramente si incrociano nuovamente simili a rette parallele che corrono verso l’infinito.

Mentre la vecchia fontanella ai bordi del marciapiede continua ad erogare da sempre la sua acqua fresca e pura ecco un saluto fugace, una stretta di mano, un breve, triste, nuovo saluto e, voltato l’angolo del vecchio palazzo si viene lentamente inghiottiti dal pazzo traffico cittadino ed ancora una volta torna la parola… fine.

 

Guido Di Sepio
Roma

 

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