13 domande a… Alessandro Pera

Alessandro Pera

Nato a Roma, il 17 dicembre 1957. Da molti anni lavora in percorsi educativi rivolti ai minori nelle periferie romane. Nel 1999 pubblica con la casa editrice Odradek il libro di racconti Afa, con cui partecipa nel 2000 al premio Strega. Ha partecipato con propri racconti alle raccolte collettive In ordine pubblico (Fahrenehit 451, 2005), Frangole e sangue (Edizioni clandestine, 2007), La rossa primavera (Edizioni clandestine, 2007), Per sempre ragazzo (Marco Tropea editore, 2011). Nel 2014 pubblica con Lorusso Editore In tempo di guerra e altri racconti.

1. Cosa ti ha spinto a scrivere?
Fin da quando ero bambino mi piaceva leggere e scrivere, per esprimere tutte le cose che mi sentivo ribollire dentro e per raccontare storie. In generale penso che ascoltare, inventare e raccontare storie sia un istinto diffuso, siamo animali che in qualche modo ne hanno bisogno. Quindi leggiamo e scriviamo storie. Uno dei motivi che mi ha spinto, è provare a scrivere le cose che vorrei leggere.

2. Qual è stata la reazione dei tuoi conoscenti?
Alcune persone che conoscevo mi hanno incoraggiato. Ad esempio, un professore di italiano, quando stavo al liceo; lesse in classe una poesia che avevo scritto. Avevo quattordici anni e fu molto imbarazzante però rappresentò per me una soddisfazione e un incoraggiamento.

3. Qual è stata la reazione dei tuoi familiari?
La mia famiglia mi ha sempre sostenuto ma per molti anni io stesso ho trascurato questa mia passione e quando ho iniziato da adulto ad occuparmi di nuovo di scrittura i miei genitori non c’erano più.

4. Ci sono scrittori disciplinati, metodici, che stilano scalette e rimettono le mani mille volte sui loro lavori; e altri che scrivono d’istinto frase dopo frase fino a comporre un romanzo. Tu che tipo di scrittore sei?
Quando scrivo da solo sono piuttosto istintivo; devo dire però che se uso poco scalette e schemi, leggo, rileggo e correggo moltissimo. Ho partecipato ad esperienze di scrittura collettiva; in questo caso sono molto più disciplinato.

5. Ci sono luoghi o ambienti in cui riesci a farlo meglio?
Mi adatto, ho scritto anche in situazioni caotiche o rumorose, sul luogo di lavoro, ad esempio. Preferisco però la tranquillità di casa, magari al mattino.

6. Lavori tutti i giorni?
Purtroppo non scrivo tutti i giorni, ma molto irregolarmente. Il mio orario di lavoro è piuttosto lungo, poi ci sta (per fortuna) la famiglia. Quindi il tempo per scrivere lo rubo qua e là.

7. Credi di riuscire a giudicare il tuo lavoro quando è terminato?
No, non so capire se una cosa possa piacere ad altri. Però se un testo piace a me lo considero già un buon risultato.

8. Quando hai scritto il tuo primo libro?
Nel 1999 ho pubblicato la mia raccolta di racconti, Afa, con l’Odradek edizioni. Per scrivere i sei racconti del libro avevo impiegato tre o quattro anni.

9. Esiste un legame tra te e i personaggi dei tuoi libri o sono solo frutto della tua immaginazione?
Esiste un legame tra le mie esperienze e le cose scrivo; personaggi e situazioni sono però sempre rielaborati attraverso la scrittura, reinventati, non sono ripresi di peso dalla realtà.

10. Qual è il tuo libro a cui ti senti più legato e perché?
Ho partecipato con miei racconti a molte opere collettive. Avendo pubblicato solo due libri miei (Afa e In tempo di guerra) sono legatissimo ad entrambi.

11. Il tuo ultimo lavoro?
Il mio ultimo libro In tempo di guerra è una raccolta di nove racconti. Sono storie di resistenza umana: è una definizione non mia in cui però mi riconosco. Il racconto In tempo di guerra, che è il più lungo e dà il titolo all’intera raccolta, ci immerge in un viaggio doloroso, in qualche modo ispirato all’Odissea, dentro una città immaginaria divisa in due dalla guerra civile.

12. Ci consigli un libro che non hai scritto tu?
Tra i classici, Il diavolo in corpo di Raymond Radiguet. Tra i recenti italiani, Quando ammazzarono i precari. Cronache di inizio millennio  di Cristian Giodice. Se valgono anche le graphic novel, Ferriera di Pia Valentinis.

13. Il tuo prossimo lavoro o quello su cui stai già lavorando?
Sto lavorando a un romanzo di ispirazione noir con una mia amica scrittrice. Siamo a buon punto…

 

 

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